PERCORSO MENOPAUSA
Quando calano gli estrogeni la donna è più esposta al rischio di alcune malattie serie
La diminuzione degli estrogeni può provocare alcuni disturbi e sintomi, sia di natura neurovegetativa (vampate di calore, sudorazioni profuse, palpitazioni e tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, disturbi del sonno, vertigini, secchezza vaginale e prurito genitale), sia di natura psicoaffettiva (irritabilità, umore instabile, affaticamento, ansia, demotivazione, disturbi della concentrazione e della memoria, diminuzione del desiderio sessuale). Le conseguenze più importanti del calo degli estrogeni sono: l'aumento del rischio cardiovascolare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, ipertensione), le patologie osteoarticolari, in particolare l’aumento dell’incidenza dell’osteoporosi. Fino alla menopausa, infatti, le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini perché gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono una minore quantità di colesterolo nel sangue. Le malattie cardiovascolari rappresentano, inoltre, la principale causa di morte per la donna in menopausa, superando di gran lunga tutte le forme di neoplasie, compreso il cancro della mammella.
Non dobbiamo inoltre sottovalutare l’aumento del peso corporeo, che si verifica in misura variabile in tutte le donne in menopausa e rappresenta un problema in più del 50% delle donne oltre i 50 anni. La carenza estrogenica condiziona, insieme all’età, un rallentamento del metabolismo in generale e aumenta l’appetito con una distribuzione del grasso corporeo “a mela”, cioè a livello della cintura, un sede tipica del sesso maschile, che comporta maggior rischio cardio-vascolare.
Cosa fare
La prevenzione delle complicanze cardiovascolari e osteoarticolari può essere messa in atto fin da subito. Come prima mossa occorre seguire un regime dietetico controllato.
Nella scelta degli alimenti è bene privilegiare quelli integrali, poiché più ricchi di fibra alimentare, vitamine e sali minerali. Il principio guida deve essere la varietà con moderazione, tagliando fuori i grassi in eccesso e i cibi troppo salati, bevendo almeno 25 ml di acqua per kg corporeo e privilegiando le spezie.
Per quanto riguarda il trattamento dei sintomi, è essenziale identificare una terapia appropriata e personalizzata in base alle esigenze della donna. Tra le varie terapie utili a risolvere i sintomi connessi alla menopausa, la terapia ormonale sostitutiva può essere d'aiuto e, contemporaneamente, proteggere nei confronti dell’osteoporosi e delle malattie cardiovascolari, se somministrata correttamente, dopo un accurato esame clinico della paziente. Il medico dovrebbe sempre valutare il rapporto rischio/beneficio quando prescrive una terapia alla donna con disturbi in menopausa, in modo da aiutare la donna stessa ad operare una scelta informata.
Stress ossidativo
L’osteoporosi è una malattia caratterizzata dalla riduzione della quantità di tessuto osseo, che ne comporta una aumentata fragilità e conseguente aumento del rischio di frattura.
Le cause che possono determinare l’insorgenza dell’osteoporosi sono molteplici. Sicuramente l’età è il piu’ importante fattore di rischio associato a perdita ossea: prima della menopausa il tasso di perdita ossea è inferiore all’1%, ma dopo la menopausa questo tasso aumenta fino al 5%, divenendo così insieme all’ereditarietà il fattore di rischio piu’ importante. Un ‘altro elemento associato alla perdita ossea è lo stato estrogenico. Nelle donne che non fanno uso di terapia ormonale sostitutiva la perdita ossea risulta accelerata, tanto che nei primi 5 anni dopo la menopausa, si può avere a livello del collo del femore piu’ del 20% della perdita ossea che si ha durante la vita. Altri fattori che preservano la densità dell’osso e riducono il rischio di Osteoporosi sono l’introito di Calcio con la dieta, l’attività fisica regolare e l’astinenza da tabacco. L’osteoporosi è inoltre una patologia solo parzialmente reversibile. Per questo motivo è importante la diagnosi precoce,che si può effettuare mediante MOC.
Cosa è esattamente lo stress ossidativo?
Lo stress ossidativo è una condizione patologica, trasversale a molte malattie, note, derivante dalla rottura del fisiologico equilibrio fra la produzione e l’eliminazione, da parte dei sistemi di difesa antiossidante, di specie chimiche generalmente molto reattive, comunemente chiamate “radicali liberi”. Normalmente l’organismo è in grado di far fronte all’attacco di questi ultimi mettendo in atto una serie di meccanismi protettivi, per lo più di natura enzimatica che possono essere rinforzati dall’assunzione, dall’esterno di una serie di micronutrienti contenuti in alimenti o integratori nutrizionali.
Quando l’efficenza della barriera di difesa antiossidante plasmatica si abbassa, i radicali liberi, non più adeguatamente contrastati, possono attaccare qualsiasi componente tissutale.
Lo stress ossidativo costituisce uno dei fattori di rischio emergenti per la salute. Ad esso, infatti, risultanto associati non solo l’invecchiamento precoce, ma anche una serie di quadri morbosi, spesso di natura degenerativa a ad andamento cronico, che vanno dalla malattia di Parkinson alla demenza di Alzheimer, dal diabete mellito all’obesità, dall’ipertensione arteriosa all’aterosclerosi e persino al cancro nelle sue diverse forme e localizzazioni.
È possibile misurare lo stress ossidativo?
Papilloma Virus Umano o HPV
l Papilloma Virus Umano o HPV (acronimo di “Human Papilloma Virus” ) è un virus appartenente alla famiglia dei Papillomaviridae. Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare anche malattie della cute e delle mucose.
Solitamente l’infezione provocata da questo virus non causa nessuna alterazione e si risolve da sola. In una minoranza di casi invece provoca delle lesioni a livello del collo dell’utero. La maggior parte di esse guarisce spontaneamente ma alcune, se non curate, progrediscono lentamente verso forme tumorali. Il virus si contrae generalmente attraverso rapporti sessuali, ma non si possono escludere vie indirette dell’infezione come bocca e unghie.
L’infezione da HPV è asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, si può invece manifestare con condilomi acuminati in sede genitale (pene e vulva, perineo). Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test, la colposcopia o tecniche di patologia molecolare (HPV DNA Test) e le lesioni del pene mediante la penescopia.
HPV-DNA TEST
Questo test è in grado di rilevare la presenza di virus potenzialmente oncogeni appartenenti alla grande famiglia degli HPV (Human Papilloma Virus) causa indiscussa dei tumori del collo dell’utero. La famiglia HPV è costituita da circa 100 tipi diversi. Tra questi conosciamo tipi potenzialmente ad alto rischio oncogeno (HPV 16-18- 45 e 56 e, meno frequenti il 31-33-35-51-52) e tipi a basso rischio (HPV 6-11-42-43-44-54-55). Un test positivo all’HPV non significa necessariamente che una donna svilupperà un cancro della cervice uterina, ma fornisce informazioni su potenziali rischi e consente al medico di effettuare controlli più accurati. Anzi la possibilità di sviluppare un tumore maligno del collo dell’utero, anche in caso di test positivo è minima.
Come bisogna prepararsi alla LEEP?
Dato che la procedura viene effettuata contestualmente alla Colposcopia, per la preparazione alla LEEP sono validi gli stessi, semplici accorgimenti da osservare prima di una colposcopia.
Non usare lavande, ovuli, creme vaginali, né tamponi nelle 48 ore precedenti la LEEP. Sarebbe preferibile inoltre evitare rapporti sessuali in questo lasso di tempo. Sia il traumatismo legato all’atto sessuale che l’uso di sostanze intravaginali possono infatti variamente alterare o mascherare le cellule della superficie del collo dell’utero.
E’ necessario effettuare la LEEP in un periodo del ciclo in cui non vi siano mestruazioni né perdite ematiche, in quanto la presenza disangue potrebbe interferire con una buona visualizzazione delle caratteristiche della mucosa in esame. Il momento migliore per effettuare la procedura è infatti nella fase precoce del ciclo mestruale, cioè a 10-20 giorni dalla comparsa della mestruazione. Non occorre alcuna preparazione intestinale particolare. Il giorno della procedura si può mangiare normalmente.
Cosa bisogna aspettarsi dopo la LEEP?
- Subito dopo la procedura è normale avere perdite disangue di colore marrone scuro/nero. La quantità e la durata di queste perdite è estremamente variabile; in genere si tratta di un sanguinamento contenuto che solo raramente si protrae per più di 15 giorni. Può essere comunque utile usare assorbenti igienici (non un tampone). In alcuni casi la perdita di sangue può avere colore rosso vivo, particolarmente tra il sesto ed il quattordicesimo giorno dalla procedura.
- Il dolore non è un sintomo riportato frequentemente. Talora possono tuttavia comparire, specie nel giorno successivo all’esecuzione della procedura, dei leggeri crampi al basso addome, simili al dolore mestruale. In questi casi è possibile usare un comune antidolorifico).
- Il lavoro e le normali attività quotidiane possono essere riprese il giorno stesso. L’attività fisica pesante andrebbe invece sospesa per i 3 giorni successivi alla procedura.
- Per 3-6 settimane dopo la procedura, la paziente dovrebbe evitare rapporti sessuali, uso di tamponi, ovuli, creme, irrigazioni vaginali (salvo specifica prescrizione) nonché bagni in acqua calda o con idromassaggio.
Donna e alimentazione
Una dieta non equilibrata, in termini di bilancio fra grassi, proteine e glucidi e con un’inadeguata distribuzione dei pasti nell’arco della giornata, favorisce sovrappeso e obesità, che aumentano il rischio di malattie croniche. 50 mila decessi all’anno in Italia sono attribuibili alla cattiva alimentazione. Un regime dietetico vario ed equilibrato, invece, garantisce un apporto di nutrienti ottimale e permette anche l’apporto di sostanze, che svolgono un ruolo protettivo o preventivo nei confronti di determinate patologie, come le malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte in Italia, anche per le donne.
E' importante ricordare che nell'insorgenza delle malattie cardiovascolari gioca un ruolo importante anche il consumo eccessivo di sale, che secondo le raccomandazioni non deve essere superiore ai 5 g al giorno. Attente quindi a non aggiungerne troppo nei cibi (nell’insalata, nell’acqua di cottura della pasta ecc), così come bisogna fare attenzione al consumo eccessivo di snacks salati, patatine, salumi, formaggi, cibi in scatola. Preferite spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto per insaporire i cibi.
L'alimentazione corretta è importante fin dall'adolescenza, periodo caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, psichici e comportamentali. In questa fase della vita aumenta il fabbisogno di energia e di alcuni nutrienti (come ferro, calcio e vitamine); l’alimentazione deve essere in grado di apportare tutto ciò che è necessario per l’accrescimento.
CONTATTI
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