Farmaci generici
I generici non sfondano toscani al top in Italia per le medicine “griffate”
ITOSCANI preferiscono i medicinali “di marca”. Quando entrano in farmacia e devono scegliere se prendere il generico gratuitamente o pagare 1, 2, 3 o 4 euro in più per avere la stessa molecola ma con il brand non esitano: tirano fuori il portafogli. Il fascino della Tachipirina non viene sconfitto dal paracetamolo.
I dati Aifa sul monitoraggio della spesa farmaceutica regionale del 2015 sono chiari, la Toscana è una delle regioni dove i cittadini spendono in media di più alla voce “quota di partecipazione sul prezzo di riferimento”. In tutto l’anno scorso abbiamo sborsato ben 56 milioni di euro per comprare molecole disponibili anche gratuitamente. La legge prevede infatti che per i farmaci di classe A, quelli prescritti dal medico su ricetta rossa (oggi trasformata in elettronica), il sistema sanitario copra i costi fino al prezzo del generico. Quello che eccede tocca al cittadino. La spesa totale a livello nazionale per questa voce è di un miliardo di euro e ci sono molte regioni dove i cittadini sfruttano di più la possibilità di risparmiare.
Per avere un’idea del dato economico, basta valutare l’impatto del ticket sulla farmaceutica. Si tratta di una tassa molto odiata, applicata da qualche anno anche in Toscana e basata sul numero di confezioni acquistate e sul reddito del paziente. Il suo prezzo va da 2 a 8 euro a ricetta. Ebbene, per quella voce in un anno i toscani spendono circa 17 milioni di euro, cioè 40 in meno rispetto a quello che sborsano per i “brand”. Nel resto d’Italia il rapporto tra i due dati non è così sbilanciato, visto che il ticket vale la metà, 500 milioni, della compartecipazione che altrove è molto più pesante perché la tassa sulla singola prescrizione è più alta. L’unica nota in controtendenza nei dati dell’Agenzia del farmaco riguarda l’aumento di spesa sostenuta dai cittadini per il farmaco di marca. E’ salita ri- spetto al 2014 del 2,83% cioè di un valore molto inferiore alla media nazionale, che è del 5,37.
Tra il 2014 e il 2015 è diminuito il numero assoluto di ricette staccate dai medici di famiglia e dagli specialisti, come del resto in tutta Italia. Il calo nella nostra regione è stato di 1 milione di prescrizioni (da 38 a 37 milioni), cioè circa il 3% cento del totale. Non vuol dire che i toscani abbiano consumato meno farmaci ma che i medici hanno segnato più confezioni insieme. Se si guardano le dosi di medicinali di fascia A consumate, infatti, si assiste ad un aumento molto importante, dell’8%. Anche questa ormai da molti anni è diventata una tendenza nazionale: prendiamo sempre più farmaci.
La Toscana resta anche la Regione dove la spesa farmaceutica ospedaliera, rispetto alla popolazione, è più elevata. Mentre quella territoriale rimane sotto il tetto dell’11,35% del fondo sanitario (per la nostra Regione 776 milioni), quella legata ai medicinali utilizzati nelle strutture sanitarie supera il proprio limite, che è del 3,5%. Quello dei tetti è un sistema creato per tenere sotto controllo la spesa e anche per chiamare in causa l’industria chiededo un contributo quando questa arriva troppo in alto. Riguardo all’ospedaliera, la Toscana ha a disposizione 239 milioni ma ne spende 353, cioè 214 in più. L’incidenza sul fondo è del 6,63%, la più alta d’Italia, dove il peso medio di questa voce è del 5%. I 214 milioni non finiscono tutti come passivo nel bilancio regionale. Prima infatti vanno tolti i soldi che rientrano dal fondo per i farmaci innovativi del ministero, che vale circa 40 milioni, e quelli per i medicinali di Fascia C. Alla fine restano circa 100 milioni di euro, la metà dei quali, come prevede la legge nazionale, vengono coperti dall’industria farmaceutica. A questo punto bisogna tenere conto del fatto che a livello territoriale la Toscana resta sotto il tetto di circa 11 milioni e mezzo di euro, quindi facendo il totale la cifra di passivo di tutto il settore diminuisce ancora.
A incidere maggiormente sui bilanci delle Regioni sono una trentina di farmaci elencati dall’Aifa. Da soli in Toscana quei prodotti rappresentano il 74% della spesa. In testa ci sono gli antivirali utilizzati contro l’epatite C, i medicinali più cari e pesanti per il sistema sanitario in questo momento. Ci sono poi molecole anti cancro, enzimi, insuline, antipsicotici e antidepressivi, eparinici, ormoni.
40 milioni in farmaci 'griffati'
I TOSCANI spendono ogni anno circa 40 milioni di euro in farmaci di marca per cui esiste il generico, che non costa niente ai cittadini perché completamente rimborsato dal sistema sanitario. In moltissimi continuano a preferire le medicine con nomi noti ma con il nuovo provvedimento che obbliga i medici a indicare solo il principio attivo sulle ricette le cose potrebbero cambiare. La legge è entrata in vigore ieri ma nelle farmacie fiorentine non sono cambiate molte cose rispetto ai giorni scorsi, anche per colpa delle ferie e del Ferragosto appena trascorso. "Per ora abbiamo avuto pochissimi clienti, e nessuno con la ricetta del nuovo tipo - dicono alla Farmacia Moderna di viale Don Minzoni-i medici sono tutti in ferie e chi viene utilizza ricette vecchie oppure compra ciò che vuole, per poi chiedere il rimborso al ritorno del proprio dottore". La situazione non cambia nelle altre farmacie in città.
Nessuna ricetta con il solo principio attivo alle Logge del Grano di via de' Neri né alla farmacie in via Della Scala e via Datini. "Noi non abbiamo avuto nessuna comunicazione dall' Ordine o dalle associazioni", dicono alla farmacia delle Cure. Alla Comunale di via Canova "qualche ricetta fatta dopo la nuova legge l' abbiamo avuta in mattinata - spiega una dipendente - il cliente ha comprato il farmaco generico, risparmiando rispetto al marchio". Per i farmacisti, d' altronde, il decreto non cambia nulla. "Noi abbiamo già l' obbligo di proporre il generico corrispondente - spiega Enrico Ara, alla farmacia del Galluzzo - il cambiamento riguarda le prescrizioni dei medici, perché in Italia abbiamo pochissime ricette di generici rispetto al resto d' Europa". Ma la tendenza dei fiorentini, secondo le esperienze dei farmacisti, è quella di preferire ancora il farmaco con logo rispetto ai generici. "Colpa della mala informazione e delle cose negative che si dicono - raccontano alla farmacia Al canto dei candeli, in Borgo Pinti - speriamo che ora qualcosa possa cambiare".
Questione d' abitudine, timore e mancanza d' informazioni: a preferire i farmaci con il marchio sono soprattutto gli anziani, che preferiscono spendere qualcosa in più pur di non cambiare prodotto. E la conferma arriva da una signora all' esterno della farmacia delle Cure. "Con la salute non si risparmia", dice sorridendo. "I pazienti anziani sono abituati ad avere una scatola di un certo colore - dice Enrico, della farmacia delle Cure in via Sacchetti - hanno paura di sbagliare a prendere le medicine, o di confondere e dimenticare il colore così preferiscono pagare di più ma avere il prodotto nella stessa confezione di sempre". I giovani, invece, badano più al risparmio. "Sono più ricettivi, hanno meno difficoltà e spesso sono loro che ci chiedono se ci sono generici", spiegano i farmacisti. Ma il mercato è ancora a vantaggio dei farmaci con logo. "Più del 50% di chi viene da noi con ricetta compra ancora il marchio - raccontano alla farmacia Della Nave - e con questo provvedimento sono sicuro non cambierà nulla, perché la quasi totalità delle prescrizioni riguarda terapie continuative per cui la nuova legge può anche non essere applicata".
I farmacisti si dividono: c' è chi pensa che "nel bene o nel male per la prima volta si andrà verso un qualcosa di innovativo e chi dice che non ci saranno grandi cambiamenti. "Le multinazionali che produconoi farmaci con il marchio sono anche i produttori dei generici - spiega il farmacista alle Cure - è solo l' ennesima lotta di potere". "Quello che abbiamo notato - dice Catia, della farmacia della Nave, in piazza delle Cure - è che sempre più medici, già prima della legge - hanno iniziato a prescrivere ricette indicando il principio attivo". "Ma prima che la legge vada a regime ci vorranno mesi - concludono i farmacisti - per vedere gli effetti reali bisogna aspettare settembre, quando tutti i medici saranno tornati dalle ferie".
Farmacie diverse prezzi diversi
In questi giorni si parla molto di liberalizzare le farmacie. La mia impressione è che questo provvedimento sia già in vigore. Mi sono recato con ricetta medica in una farmacia e mi è stato chiesto se volevo il prodotto originale o il generico: nel primo caso avrei dovuto pagare 8 euro a confezione, nel secondo 4 euro. Non convinto, ho rifiutato l' acquisto e mi sono recato in un' altra farmacia dove per il prodotto originale mi è stata chiesta la stessa cifra di 8 euro, mentre il generico era gratuito. A questo punto dico che è giusta ogni liberalizzazione, se il cliente può conoscere il prezzo e decidere, ma nel caso delle farmacie, dove i prezzi non sono esposti, perché io cliente devo essere messo in condizione di fare discussioni oppure subire l' umiliazione di dire che il prezzo non sembra equo e andar via in presenza di qualche vicino o conoscente? Grande: i lettori cronisti aumentano, diteci queste cose, ci servono come il pane.
Il flop dei generici e la lobby farmaceutica
Vivo in Svizzera e vengo spesso in Italia. Anche il medico svizzero prescrive i farmaci di marca, solo che quando vado in farmacia di solito il farmacista mi chiede generico o di marca? In Italia mi è successo diverse volte che devo "insistere" con il farmacista per avere il generico. Non parlerei d' insuccesso piuttosto di una potente lobby farmaceutica che attraverso gli informatori scientifici "convince" i medici e i farmacisti a non suggerire i farmaci generici. A noi pazienti e consumatori la scelta di insistere ad avere il generico.